Caffè, prezzi ai minimi per i produttori, in crescita nei bar

La crisi dei prezzi del caffè fa notizia anche sulla stampa italiana. Ne hanno  parlato tanto le riviste di settore ma anche i giornali , come ad esempio Libero, con un’analisi pubblicata nel numero di mercoledì 24 aprile, a firma di Attilio Barbieri. 

Vi proponiamo di seguito i passaggi salienti dell’articolo:

"Il prezzo del caffè è in caduta libera e nell’ ultimo anno e mezzo ci sono stati sei trimestri di cali ininterrotti: una serie negativa che non si verificava addirittura dal 2001. Il Brasile che si è messo a produrre Arabica – la varietà più pregiata – a ritmi vertiginosi e sta inondando i mercati. Dall’ inizio di marzo, come segnala il Wall Street Journal, proprio l’Arabica si è venduta stabilmente al di sotto di due dollari al chilo.

Un valore che nella maggior parte del mondo, tranne che nelle piantagioni brasiliane, segna il livello dei costi di produzione.

I coltivatori brasiliani di caffè sono i più attrezzati al mondo e possono mettere in campo un’ automazione dei processi di raccolta che non ha eguali. Più o meno quel che accade per le olive in Spagna.  Così vince chi riesce a comprimere di più i costi.

Come se non bastasse, pure le quotazioni di altre varietà stanno calando. Se l’Arabica ha perso più del 40% negli ultimi 30 mesi, il Robusta, meno pregiato ma largamente utilizzato per le miscele solubili si è fortemente indebolito, scendendo alla Borsa merci di New York appena sopra i 1.400 dollari per tonnellata.

A complicare ulteriormente le cose ci si mette pure il cambio del real brasiliano, fortemente indebolitosi nell’ ultimo anno sul dollaro. Così un prodotto come il caffè che già costa meno per le tecniche di coltivazione, si deprezza ulteriormente per effetto del cambio.

E la situazione rischia di diventare esplosiva.

Mentre alcuni Paesi, guidati dalla Colombia, stanno pensando di abbandonare la Borsa americana, ritenuta troppo accomodante con gli speculatori brasiliani, sui mercati di destinazione sta per abbattersi uno tsunami a base di caffè.

Il Brasile, quest’ anno dovrebbe produrre 55 milioni di sacchi, in calo rispetto alla stagione precedente, quando i contadini carioca avevano raggiunto il livello record di 61,6 milioni di sacchi.

Come accade per le olive, il caffè è segnato da cicli biennali. A un raccolto abbondante ne segue uno meno generoso. Quest’ anno le piantagioni sono in fase di «scarica» ma la produzione mondiale nel 2018 è stata di 7,9 milioni di sacchi superiore alla domanda, mentre quest’ anno dovrebbero mancarne appena 1,2 milioni di sacchi: un quantitativo insufficiente a svuotare i magazzini. Ecco perché le quotazioni nelle ultime settimane stanno risalendo ma si mantengono comunque ben sotto di un dollaro a libbra.

Alcuni Paesi, guidati da Messico, Honduras e Guatemala chiedono con forza un accordo fra produttori, un po’ come accade con l’Opec per il petrolio. Ma altri ricordano che l’intesa mondiale raggiunta nel 2000, per «congelare» un quinto del raccolto fino a quando i prezzi non fossero risaliti a 1,05 dollari per libbra si rivelò un fallimento. Pochi Paesi rispettarono l’accordo, precipitandosi a vendere sotto banco non appena le quotazioni diedero segnali di ripresa.

Ma se all’origine le quotazioni sono calanti, al dettaglio i prezzi della tazzina non scendono. Anzi, salgono. Secondo il Wall Street Journal, Starbucks, nel 2018 ha ritoccato i listini al rialzo tra l’1 e il 2%.

Nei nostri bar, secondo l’ultimo rapporto sulla ristorazione redatto dalla Fipe, i prezzi sono sostanzialmente stabili, ma con una tendenza di lungo periodo esclusivamente al rialzo. Insomma nei campi può accadere di tutto ma la tazzina non cala.

 

L'alternativa è il commercio  Equo e Solidale

Il Commercio Equo e Solidale è  basata sul pagamento di un prezzo equo ai Produttori, sulla promozione della dignità e della giustizia sociale, sulla costruzione di filiere trasparenti e tracciabili. Il prezzo del caffè viene concordato direttamente con chi lo produce, riconoscendo il giusto prezzo al lavoro dei contadini e di tutte le persone coinvolte nella filiera. La trattativa commerciale diretta con i produttori di caffè consente di capire e riconoscere il giusto valore del lavoro e di evitare l’intermediazione dei coyotes, che si presentano direttamente sul campo dopo la raccolta e comprano il caffè speculando sul prezzo (che di solito è fissato dai loro procacciatori di denaro, esportatori di caffè o multinazionali che richiedono grandi volumi). Inoltre Il 50% del prezzo pattuito (che include il prezzo minimo, i premi fair trade e bio, nel caso del bio, e il differenziale di qualità) viene pagato al momento dell’ordine, senza interessi, in anticipo rispettoalla raccolta del caffè, che può avvenire anche sei mesi dopo la firma del contratto. Questo prefinanziamento, insieme alla garanzia di continuità della relazione commerciale, permette ai produttori di pianificare il lavoro e garantire una corretta retribuzione ai lavoratori.